venerdì 23 gennaio 2015

La Cometa Shoemaker-Levy 9

La Cometa Shoemaker-Levy 9 (formalmente designata 1993e e D/1993 F2) è divenuta famosa perché è stata la prima cometa ad essere osservata durante la sua caduta su un pianeta. Scoperta il 25 marzo 1993 dagli astronomi Eugene e Carolyn S. Shoemaker e da David Levy, analizzando lastre fotografiche dei dintorni di Giove, destò immediatamente l'interesse della comunità scientifica; non era mai accaduto infatti che una cometa fosse scoperta in orbita attorno ad un pianeta e non al Sole. Catturata tra la seconda metà degli anni sessanta ed i primi anni settanta da Giove, le interazioni tra il gigante gassoso e la cometa ne avevano causato la disgregazione in 21 frammenti. Nel 1993 si presentava all'osservatore come una lunga fila di punti luminosi immersi nella luminescenza delle loro code, indicati spesso sui giornali come "la collana di perle"

Gli studi dell'orbita della cometa portarono alla conclusione che essa sarebbe precipitata sul pianeta nel luglio del 1994. Fu quindi avviata un'estesa campagna osservativa che coinvolse numerosi osservatori a Terra e diverse sonde nello spazio per la registrazione dell'evento. Tra il 16 ed il 22 luglio del 1994, i frammenti della cometa caddero su Giove in un vero e proprio bombardamento. Le macchie scure che si formarono sul pianeta furono osservabili dalla Terra per diversi mesi prima di essere riassorbite dall'atmosfera di Giove. L'evento ebbe una rilevanza mediatica considerevole, ma contribuì notevolmente anche alle conoscenze scientifiche sul Sistema solare. In particolare, permise di effettuare misurazioni sugli strati profondi dell'atmosfera gioviana, normalmente inaccessibili, e sottolineò il ruolo svolto da Giove nel ridurre i detriti spaziali presenti nel Sistema solare interno.

giovedì 8 gennaio 2015

Lo Stronzio

Ecco il mio elemento preferito, lo STRONZIO! http://prezi.com/et9vc1ya7dku/?utm_campaign=share&utm_medium=copy&rc=ex0share

lunedì 29 dicembre 2014

Ecco come gli smartphone cambiano il funzionamento del nostro cervello

Che gli smartphone siano entrati a far parte della giornata di quasi la totalità degli utenti è un dato di fatto, ma chi avrebbe mai detto che i nostri dispositivi avrebbero avuto un ruolo ancora più importante nella nostra vita interferendoaddirittura con il funzionamento del nostro corpo e nello specifico del nostro cervello?


La ricerca di cui accennato sopra è stata condotta presso l’Istituto di Neuroinformatica dell’Università di Zurigo. Secondo quanto concluso dalla ricerca, in seguito all’uso frequente di dispositivi touchscreen, il cervello avrebbe modificato l’utilizzo che l’individuo ha delle dita.

Se ci pensiamo, stiamo abituando il nostro corpo, e le nostre dita nello specifico, a movimenti completamente nuovi e totalmente assenti in passato. Questo ha prodotto un nuovo “rapporto” che il cervello ha con le nostre dita e con il loro movimento.

In termini più pratici, anche se meno comprensibili, cambiando il modo in cui il cervello modella l’elaborazione sensoriale delle dita aumenta notevolmente l’attività elettrica generata durante l’utilizzo delle dita da smartphone.

mercoledì 10 dicembre 2014

Asteroidi; un futuro pericolo per il pianeta Terra!

Un asteroide è un corpo celeste simile per composizione ad un pianeta terrestre ma più piccolo, e generalmente privo di una forma sferica; ha in genere un diametro inferiore al chilometro, anche se non mancano corpi di grandi dimensioni, giacché tecnicamente anche i corpi particolarmente massicci recentemente scoperti nel Sistema solare esterno sono da considerarsi asteroidi.
Si pensa che gli asteroidi siano residui del disco protoplanetario che non sono stati incorporati nei pianeti, durante la formazione del Sistema. La maggior parte degli asteroidi si trova nella fascia principale, e alcuni hanno degli asteroidi satelliti. Hanno spesso orbite caratterizzate da un'elevata eccentricità. Asteroidi con le dimensioni di un masso o anche meno sono conosciuti come "meteoroidi".
Gli asteroidi composti per la maggior parte di ghiaccio sono conosciuti invece come comete. Alcuni asteroidi sono il residuo di vecchie comete, che hanno perso il loro ghiaccio nel corso di ripetuti avvicinamenti al Sole, e sono adesso composti per lo più di roccia.

Un asteroide gigantesco, grande quanto una montagna, minaccia la Terra. L’allarme è stato lanciato dallo scienziato russo Vladimir Lipunov che controlla strettamente 2014 UR116 dall’osservatorio MASTER-II di Kislovodsk: si tratta di un’enorme sasso spaziale che ogni tre anni passa accanto al nostro pianeta stringendo sempre di più la propria orbita: un’eventuale collisione genererebbe un’esplosione mille volte più potente di quella che nel febbraio del 2013 squarciò il cielo di Chelyabinsk. Le voci di un rischio impatto si stanno diffondendo sul web, fino a identificare persino quale potrebbe essere il continente preso di mira: guarda caso, l’Europa.
Lipunov, che insegna all’università di Mosca, cerca di di calmare gli animi e sottolinea che l’asteroide non pone una minaccia nell’immediato. Dall’asteroide si sono già staccate alcune parti che sono entrate di recente nell’atmosfera terrestre sopra la città di Chelyabinsk: l’impatto è stato caratterizzato da forti esplosioni che hanno fatto frantumare i vetri delle finestre di molti edifici.
Quanto all’orbita futura di 2014 UR116 non può essere azzardata nessuna previsione affidabile: le traiettorie mutano in continuazione a causa delle spinte gravitazionali degli altri pianeti. Così, per evitare spiacevoli sorprese, Lipunov raccomanda: “E’ necessario monitorare costantemente il percorso dell’asteroide, anche un piccolo errore di calcolo potrebbe avere serie conseguenze.”
Secondo la NASA, che ha portato a termine tutti i calcoli del caso, l’asteroide c’è, ed “ha in effetti un periodo orbitale attorno al Sole di tre anni, ma la sua orbita non incrocia quella della Terra ad una distanza sufficientemente ravvicinata da rappresentare un pericolo, e comunque non per i prossimi 150 anni.”

giovedì 30 ottobre 2014

Il morbo del caribù

Il morbo del caribù, noto anche come avvelenamento da proteine o in inglese rabbit starvation, è una forma acuta di mal nutrizione causata da un eccessivo consumo di carne magra (ad esempio, coniglio o petto di pollo) accoppiata ad una mancanza di altre fonti di sostanze nutritive, in particolare di grassi e carboidrati. Quando questa dieta si combina con fattori di stress, ad esempio un ambiente molto freddo oppure caldo e asciutto, si manifesta la sintomatologia tipica.

CENNI STORICI E CURIOSITÀ:
Charles Darwin nel libro "Il viaggio del Beagle" ebbe modo di scrivere: "In questo posto siamo stati in grado di comprare qualche biscotto. Avevo trascorso parecchi giorni senza assaggiare qualsiasi cosa che non fosse a base di carne. Non mi dispaceva per nulla questo nuovo regime, ma sentivo che sarebbe stato più favorevole se fosse stato accompagnato da un forte esercizio. Ho sentito dire che alcuni ammalati in Inghilterra, quando debbono limitarsi esclusivamente ad una dieta animale, pur avendo davanti agli occhi la speranza di salvarsi la vita, sono a malapena in grado di sopportare un tale regime dietetico. Eppure il Gaucho nelle Pampas, per mesi e mesi non tocca altro che carne di manzo. Ma essi mangiano, osservo, una grandissima parte di grasso, ed essi non amano particolarmente la carne secca, come quella dell' Agouti. Il dottor Richardson, inoltre, ha osservato, "che quando le persone si alimentano per lungo tempo esclusivamente con alimenti magri di origine animale, il desiderio di grasso diviene così insaziabile, che essi possono consumarne una grande quantità, perfino di grassi non miscelati ed anche di tipo oleoso senza averne nausea." Questo mi sembra un fatto fisiologico decisamente curioso. È, forse, proprio a causa della loro dieta basta sulla carne che i Gauchos, come altri animali carnivori, possono astenersi dal cibo per lungo tempo. Mi è stato detto che a Tandeel, alcune truppe inseguirono volontariamente un gruppo di indiani per tre giorni, senza mangiare o bere.

Lampi Gamma

I lampi gamma, anche abbreviati GRB dalla locuzione inglese gamma ray burst, sono in astronomia  intensi lampi di raggi gamma che possono durare da pochi millisecondi a diverse decine di minuti. Queste potenti esplosioni costituiscono il fenomeno più energetico finora osservato nell'universo. I GRB sono fenomeni abbastanza frequenti (all'incirca uno al giorno) e la loro distribuzione nel cielo è isotropa, ovvero avvengono in direzioni del tutto casuali ed imprevedibili. I GRB sono eventi cosmologici, situati in galassie esterne alla Via Lattea e talvolta molto lontane. Il lampo gamma più lontano finora osservato, denominato GRB 090423, è avvenuto ad una distanza di oltre 13 miliardi di anni luce dalla Terra.
Una nuova era nello studio di questi oggetti celesti è iniziata nel 1997 con la scoperta del primo afterglow, l'emissione residua associata ad un GRB e visibile in tutte le bande spettrali.
Secondo le teorie correnti, queste potenti emissioni di raggi gamma sono generate dall'accrescimento di materia su un buco nero. Molti sono i fenomeni che possono generare questo sistema buco nero+disco di accrescimento, ad esempio il collasso gravitazionale di una stella rotante e molto massiccia, la coalescenza  di due stelle di neutroni o di una stella di neutroni ed un buco nero.
Un GRB è usualmente indicato con la data (anno-mese-giorno) in cui è stato osservato e, se più di un burst è stato rivelato, si usa porre una lettera finale per indicarne l'ordine (A per il primo, B per il secondo, etc.). Ad esempio GRB 050509B è il secondo GRB osservato il 9 maggio 2005.

mercoledì 29 ottobre 2014

Haboob


Un haboob (dall'araboهبوب, che include la radice del verbo "soffiare" ) è una tempesta di polvere e di sabbia, molto intensa, scatenata dai temporali che investono le vaste superfici desertiche del Sahara e del Medio Oriente (Penisola Arabica, regioni aride dell'Iraq, Kuwait e Sudan).
Il fenomeno si verifica principalmente nella zona compresa fra il Lago Ciad e il Sudan nord-orientale, nel periodo estivo, anche se il termine è utilizzato per descrivere fenomeni analoghi in altre aree desertiche o secche nel resto del mondo, per esempio in Australia, Messico e Stati Uniti.
L'haboob rappresenta un fenomeno ibrido fra l'attività idrometeorica e quella litometeorica, scarsamente influenzato dalle condizioni locali.
La sua durata varia da 10 a circa 30 minuti, ma eccezionalmente può raggiungere l'ora.