venerdì 7 febbraio 2014

I Procarioti

I procarioti (dal greco Pro- 'prima, davanti' e Karyon 'nucleo') o monere sono
uno dei domini in cui si dividono gli esseri viventi. Include due regni (Archaea e Bacteria) nella classificazione di Carl Woese, risalente al 1990.
Si tratta di organismi unicellulari (o, al più, coloniali) di dimensioni dell'ordine del micrometro, privi di ogni compartimentazione cellulare (ad es. membrana nucleare, organuli o altre suddivisioni interne), e il materiale contenuto è disciolto nel nucleoide, mentre la parete esterna è per lo più formata da peptidoglicani. I procarioti sono stati i primi organismi viventi della storia della Terra sviluppatisi nelle acque.

Struttura:
La cellula procariota ha una struttura estremamente semplice. All'esterno, a ridosso della membrana citoplasmatica o plasmalemma, si trova quasi sempre una parete, all'esterno di essa può essere presente un rivestimento esterno variabile come composizione e che può essere indicato con nomi differenti (capsula, glicocalice, strato mucoso, ecc.), dalla cellula possono sporgere strutture quali flagelli e pili.
Alcuni Procarioti presentano inoltre delle strutture particolari dette prosteche.
Esse consistono in prolungamenti sottili della cellula, delimitati dalla parete. A seconda degli organismi sono state proposte diverse funzioni per le prosteche, quali aumentare la superficie di assorbimento dell'organismo, rallentare la sedimentazione in ambiente acquatico, essere coinvolte nel processo di riproduzione.
La membrana batterica è anche coinvolta nel processo di divisione cellulare, nella formazione del setto e nella segregazione dei cromosomi nelle cellule figlie. Questo compito è svolto da una particolare struttura, detta mesosoma, che è una invaginazione della membrana cellulare alla quale è attaccato il cromosoma.
All'interno del plasmalemma, che può presentare invaginazioni più o meno approfondite, è localizzato il citoplasma, in cui si trovano il nucleoide (ve ne possono essere anche più di uno), e altro materiale genetico costituito dai plasmidi, dai ribosomi, da corpiccioli di vario tipo, enzimi, sostanze di riserva e diverse molecole (zuccheri, acidi organici e inorganici, nucleotidi, ioni ecc.).

La deforestazione colpisce soprattutto i Paesi in via di sviluppo

Fino al secolo scorso le piante venivano tagliate soprattutto per ottenere legna
da ardere e materiale da costruzioni; si sceglievano gli alberi più idonei e non si arrecavano eccessivi danni alla vegetazione. Oggi, invece, centinaia di kilometri quadrati di foreste scompaiono ogni anno per favorire sia l'allenamento dei bovini, la cui carne è sempre più richiesta, sia l'agricoltura intensiva di monocolture, come la soia; se queste attività continueranno a espandersi con il ritmo attuale, nel 2050 sarà distrutto il 40% della foresta amazzonica. La distruzione delle foreste avviene anche per la costruzione di nuove strade: per esempio, per realizzare l'autostrada transamazzonica (lunga 5000km) è stata disboscata una fascia di 6 km su entrambi i lati del percorso, con un pesante impatto non solo ecologico, ma anche antropologico sulle popolazioni indigene che sono state allontanate, o persino eliminate, in quanto ritenute di ostacolo allo sviluppo economico che l'autostrada comportava.
Nelle foreste tropicali praticamente tutte le sostanze minerali sono trattenute all'interno degli organismi viventi dell'ecosistema e non rimangono nel suolo, neanche per brevi periodi di tempo. Per questo, quando la foresta viene tagliata o bruciata per creare campi coltivabili, il suolo perde rapidamente le sostanze nutritive e spesso, dopo un primo e un secondo raccolto, è impossibile ottenerne altri se non con massicce concimazioni chimiche. Di conseguenza, è economicamente più vantaggioso distruggere altri pezzi di foreste piuttosto che cercare di sfruttare i tetrrebi ormai impoveriti; in tal modo, però, la deforestazione avanzata, lasciandosi alle spalle i territori sfruttati. Oltre che in Brasile, sono in corso grossi interventi di deforestazione  anche in Colombia, Cina, Congo, India, Nigeria e Messico, nazioni che sono interessate da gran parte del disboscameto mondiale.

sabato 1 febbraio 2014

La Neve

In meteorologia la neve è una configurazione di precipitazione atmosferica nella
forma di acqua ghiacciata cristallina che consiste in una moltitudine di minuscoli cristalli di ghiaccio tutti aventi di base una simmetria esagonale e spesso, anche una geometria frattale, ma ognuno di tipo diverso e spesso aggregati tra loro in maniera casuale a formare fiocchi di neve. Dal momento che è composta da piccole parti grezze è un materiale granulare. Ha una struttura aperta ed è quindi soffice, a meno che non sia sottoposta ad una pressione esterna. La disciplina che studia le caratteristiche fisico-chimiche della neve in relazione all'ambiente è la nivologia.

Tipi di neve al suolo :
La neve può essere classificata come segue:
  • Leggera e polverosa: quando è appena caduta se si è sotto zero e con poca umidità dell'aria.
  • Pesante: quando la temperatura va sopra lo zero, cosa molto frequente in montagna, la neve diventa umida e un po' più pesante.
  • Grande e pesante: se si è sopra zero, i fiocchi si uniscono in agglomerati più grandi e a terra la neve diventa molto pesante e facilmente compattabile, la migliore per fare le palle di neve.
  • Ghiacciata: quando la temperatura scende successivamente sotto zero, cosa molto frequente in pianura la neve ghiaccia, prende la consistenza di polvere mista a ghiaccio, scarsamente umida e quindi difficilmente compattabile e inutilizzabile per costruzioni o palle di neve; è il caso ad esempio della neve brinata senza crosta.
  • Trasformata: successivi passaggi sopra e sotto lo zero portano la neve a divenire
    molto compatta, quasi come in pista, spesso anche con crosta di rigelo, e questo è il tipo di neve che si trova a volte in primavera.
  • Con crosta: il vento e l'umidità ad esso associata e/o successivi passaggi sopra e sotto lo zero formano una crosta molto rigida e spessa sopra la neve polverosa, meno spessa sulla neve più molle. Tale strato ghiacciato si associa spesso al vetrato.
  • Un ultimo tipo di neve è la neve artificiale, che si ottiene attraverso tecniche di innevamento artificiale. A questa si aggiunge infine la cosiddetta neve chimica che si forma occasionalmente in presenza di forte inquinamento atmosferico in combinazione a temperature sotto lo zero ed alta umidità.
Geometria:

Una domanda interessante è perché i bracci dei cristalli di neve che formano i fiocchi siano perfettamente simmetrici ed allo stesso tempo non ci siano due cristalli di neve identici. La risposta risiede nelle differenti condizioni ambientali che due cristalli diversi posti ad una certa distanza tra loro subiscono durante il processo di formazione, accrescimento e caduta ovvero nel fatto che la distanza "tra" i cristalli di neve è molto maggiore di quella "interna" al medesimo cristallo di neve.
Data la simmetria iniziale esagonale della struttura cristallina del ghiaccio comune (derivante direttamente dalla struttura molecolare dell'acqua), i bracci del cristallo di neve crescono indipendentemente in un ambiente che è ritenuto spazialmente e temporalmente molto variabile in termini di temperatura, umidità e così via. Questo ambiente è ritenuto relativamente omogeneo nello spazio di un singolo fiocco e questo porta i bracci a crescere in modo molto regolare e simmetrico, rispondendo in modo uguale a un ambiente uguale, come alberi non imparentati tra loro rispondono ai cambiamenti ambientali facendo crescere serie simili di anelli nel tronco. La differenza nell'ambiente anche minima in termini di temperatura e soprattutto umidità dell'aria su scale spaziali più grandi di quelle di un singolo cristallo di neve conduce alla mancanza di uguaglianza osservata tra le forme di due o più cristalli differenti.