lunedì 29 dicembre 2014

Ecco come gli smartphone cambiano il funzionamento del nostro cervello

Che gli smartphone siano entrati a far parte della giornata di quasi la totalità degli utenti è un dato di fatto, ma chi avrebbe mai detto che i nostri dispositivi avrebbero avuto un ruolo ancora più importante nella nostra vita interferendoaddirittura con il funzionamento del nostro corpo e nello specifico del nostro cervello?


La ricerca di cui accennato sopra è stata condotta presso l’Istituto di Neuroinformatica dell’Università di Zurigo. Secondo quanto concluso dalla ricerca, in seguito all’uso frequente di dispositivi touchscreen, il cervello avrebbe modificato l’utilizzo che l’individuo ha delle dita.

Se ci pensiamo, stiamo abituando il nostro corpo, e le nostre dita nello specifico, a movimenti completamente nuovi e totalmente assenti in passato. Questo ha prodotto un nuovo “rapporto” che il cervello ha con le nostre dita e con il loro movimento.

In termini più pratici, anche se meno comprensibili, cambiando il modo in cui il cervello modella l’elaborazione sensoriale delle dita aumenta notevolmente l’attività elettrica generata durante l’utilizzo delle dita da smartphone.

mercoledì 10 dicembre 2014

Asteroidi; un futuro pericolo per il pianeta Terra!

Un asteroide è un corpo celeste simile per composizione ad un pianeta terrestre ma più piccolo, e generalmente privo di una forma sferica; ha in genere un diametro inferiore al chilometro, anche se non mancano corpi di grandi dimensioni, giacché tecnicamente anche i corpi particolarmente massicci recentemente scoperti nel Sistema solare esterno sono da considerarsi asteroidi.
Si pensa che gli asteroidi siano residui del disco protoplanetario che non sono stati incorporati nei pianeti, durante la formazione del Sistema. La maggior parte degli asteroidi si trova nella fascia principale, e alcuni hanno degli asteroidi satelliti. Hanno spesso orbite caratterizzate da un'elevata eccentricità. Asteroidi con le dimensioni di un masso o anche meno sono conosciuti come "meteoroidi".
Gli asteroidi composti per la maggior parte di ghiaccio sono conosciuti invece come comete. Alcuni asteroidi sono il residuo di vecchie comete, che hanno perso il loro ghiaccio nel corso di ripetuti avvicinamenti al Sole, e sono adesso composti per lo più di roccia.

Un asteroide gigantesco, grande quanto una montagna, minaccia la Terra. L’allarme è stato lanciato dallo scienziato russo Vladimir Lipunov che controlla strettamente 2014 UR116 dall’osservatorio MASTER-II di Kislovodsk: si tratta di un’enorme sasso spaziale che ogni tre anni passa accanto al nostro pianeta stringendo sempre di più la propria orbita: un’eventuale collisione genererebbe un’esplosione mille volte più potente di quella che nel febbraio del 2013 squarciò il cielo di Chelyabinsk. Le voci di un rischio impatto si stanno diffondendo sul web, fino a identificare persino quale potrebbe essere il continente preso di mira: guarda caso, l’Europa.
Lipunov, che insegna all’università di Mosca, cerca di di calmare gli animi e sottolinea che l’asteroide non pone una minaccia nell’immediato. Dall’asteroide si sono già staccate alcune parti che sono entrate di recente nell’atmosfera terrestre sopra la città di Chelyabinsk: l’impatto è stato caratterizzato da forti esplosioni che hanno fatto frantumare i vetri delle finestre di molti edifici.
Quanto all’orbita futura di 2014 UR116 non può essere azzardata nessuna previsione affidabile: le traiettorie mutano in continuazione a causa delle spinte gravitazionali degli altri pianeti. Così, per evitare spiacevoli sorprese, Lipunov raccomanda: “E’ necessario monitorare costantemente il percorso dell’asteroide, anche un piccolo errore di calcolo potrebbe avere serie conseguenze.”
Secondo la NASA, che ha portato a termine tutti i calcoli del caso, l’asteroide c’è, ed “ha in effetti un periodo orbitale attorno al Sole di tre anni, ma la sua orbita non incrocia quella della Terra ad una distanza sufficientemente ravvicinata da rappresentare un pericolo, e comunque non per i prossimi 150 anni.”

giovedì 30 ottobre 2014

Il morbo del caribù

Il morbo del caribù, noto anche come avvelenamento da proteine o in inglese rabbit starvation, è una forma acuta di mal nutrizione causata da un eccessivo consumo di carne magra (ad esempio, coniglio o petto di pollo) accoppiata ad una mancanza di altre fonti di sostanze nutritive, in particolare di grassi e carboidrati. Quando questa dieta si combina con fattori di stress, ad esempio un ambiente molto freddo oppure caldo e asciutto, si manifesta la sintomatologia tipica.

CENNI STORICI E CURIOSITÀ:
Charles Darwin nel libro "Il viaggio del Beagle" ebbe modo di scrivere: "In questo posto siamo stati in grado di comprare qualche biscotto. Avevo trascorso parecchi giorni senza assaggiare qualsiasi cosa che non fosse a base di carne. Non mi dispaceva per nulla questo nuovo regime, ma sentivo che sarebbe stato più favorevole se fosse stato accompagnato da un forte esercizio. Ho sentito dire che alcuni ammalati in Inghilterra, quando debbono limitarsi esclusivamente ad una dieta animale, pur avendo davanti agli occhi la speranza di salvarsi la vita, sono a malapena in grado di sopportare un tale regime dietetico. Eppure il Gaucho nelle Pampas, per mesi e mesi non tocca altro che carne di manzo. Ma essi mangiano, osservo, una grandissima parte di grasso, ed essi non amano particolarmente la carne secca, come quella dell' Agouti. Il dottor Richardson, inoltre, ha osservato, "che quando le persone si alimentano per lungo tempo esclusivamente con alimenti magri di origine animale, il desiderio di grasso diviene così insaziabile, che essi possono consumarne una grande quantità, perfino di grassi non miscelati ed anche di tipo oleoso senza averne nausea." Questo mi sembra un fatto fisiologico decisamente curioso. È, forse, proprio a causa della loro dieta basta sulla carne che i Gauchos, come altri animali carnivori, possono astenersi dal cibo per lungo tempo. Mi è stato detto che a Tandeel, alcune truppe inseguirono volontariamente un gruppo di indiani per tre giorni, senza mangiare o bere.

Lampi Gamma

I lampi gamma, anche abbreviati GRB dalla locuzione inglese gamma ray burst, sono in astronomia  intensi lampi di raggi gamma che possono durare da pochi millisecondi a diverse decine di minuti. Queste potenti esplosioni costituiscono il fenomeno più energetico finora osservato nell'universo. I GRB sono fenomeni abbastanza frequenti (all'incirca uno al giorno) e la loro distribuzione nel cielo è isotropa, ovvero avvengono in direzioni del tutto casuali ed imprevedibili. I GRB sono eventi cosmologici, situati in galassie esterne alla Via Lattea e talvolta molto lontane. Il lampo gamma più lontano finora osservato, denominato GRB 090423, è avvenuto ad una distanza di oltre 13 miliardi di anni luce dalla Terra.
Una nuova era nello studio di questi oggetti celesti è iniziata nel 1997 con la scoperta del primo afterglow, l'emissione residua associata ad un GRB e visibile in tutte le bande spettrali.
Secondo le teorie correnti, queste potenti emissioni di raggi gamma sono generate dall'accrescimento di materia su un buco nero. Molti sono i fenomeni che possono generare questo sistema buco nero+disco di accrescimento, ad esempio il collasso gravitazionale di una stella rotante e molto massiccia, la coalescenza  di due stelle di neutroni o di una stella di neutroni ed un buco nero.
Un GRB è usualmente indicato con la data (anno-mese-giorno) in cui è stato osservato e, se più di un burst è stato rivelato, si usa porre una lettera finale per indicarne l'ordine (A per il primo, B per il secondo, etc.). Ad esempio GRB 050509B è il secondo GRB osservato il 9 maggio 2005.

mercoledì 29 ottobre 2014

Haboob


Un haboob (dall'araboهبوب, che include la radice del verbo "soffiare" ) è una tempesta di polvere e di sabbia, molto intensa, scatenata dai temporali che investono le vaste superfici desertiche del Sahara e del Medio Oriente (Penisola Arabica, regioni aride dell'Iraq, Kuwait e Sudan).
Il fenomeno si verifica principalmente nella zona compresa fra il Lago Ciad e il Sudan nord-orientale, nel periodo estivo, anche se il termine è utilizzato per descrivere fenomeni analoghi in altre aree desertiche o secche nel resto del mondo, per esempio in Australia, Messico e Stati Uniti.
L'haboob rappresenta un fenomeno ibrido fra l'attività idrometeorica e quella litometeorica, scarsamente influenzato dalle condizioni locali.
La sua durata varia da 10 a circa 30 minuti, ma eccezionalmente può raggiungere l'ora.

Le valanghe

La valanga è un fenomeno che si verifica quando una
massa di neve o ghiaccio improvvisamente si mette in moto su un pendio, precipitando verso valle a causa della rottura della condizione di equilibrio presente all'interno del manto nevoso, per effetto di uno stress interno che porta al raggiungimento del carico di rottura, ovvero quando la forza di gravità che agisce sul pendio innevato supera le forze di coesione del manto nevoso che agiscono in senso opposto.

Il termine slavina è essenzialmente sinonimo, dato che le varie fonti non danno risultati concordi circa un'eventuale differenza di significato.

Durante la discesa la valanga può coinvolgere altra massa nevosa assumendo così dimensioni via via maggiori e raggiungere velocità anche superiori ai 300 km/h. Il distacco della massa di neve può essere provocato da varie cause: naturali, umane (sciatori), azione del vento, ecc. I meccanismi fisici e la dinamica sono dunque simili per certi versi a quella di una frana con il manto nevoso che sostituisce il terreno.

PERICOLOSITÀ:
Benché per certi aspetti appaiano come uno dei tanti spettacoli offerti dalla natura, le valanghe costituiscono un pericolo serio nelle zone di montagna sia per le infrastrutture pubbliche e private (strade ed edifici), sia per l'incolumità fisica delle persone su piste da sci e fuoripista (alpinismo e scialpinismo).

In particolare la pericolosità di una valanga dipende strettamente dalla massa nevosa staccatasi e dalla velocità raggiungibile, ovvero dunque dall'energia cinetica in gioco, che a sua volta dipende dalla geomorfologia del pendio coinvolto.

Alla prima classe di rischio si ovvia con opere di geoingegneria, con la messa in sicurezza dei pendii tramite appositi paraneve meccanici (le stazioni sciistiche devono garantire la massima sicurezza sulle piste); alla seconda si cerca di porre rimedio attraverso l'informazione di rischio emessa dagli organi competenti.

TIPI DI VALANGHE:

  • In base all'agente che le genera possono essere: naturali o artificiali.
  • In base alla morfologia dei pendii si classificano come valanghe: di versante o di colatoio.
  • In base al tipo di movimento si classificano in valanghe: aeree, nubiformi, radenti, terrestri.
  • In base alla superficie di scivolamento si classificano in valanghe: di superficie (che comprendono pochi strati, anche uno solo) o di fondo (che comprendono tutto lo strato).
  • In base al tipo di distacco si classificano in valanghe: a fronte, a lastroni (o a lastre), puntiformi.
  • In base al tipo di percorso si classificano in valanghe: di versante o incanalate.
  • Le cause scatenanti delle valanghe dipendono dalle caratteristiche del manto nevoso e da altri fattori.

Cubozoa

Chironex fleckeri (più nota come vespa di mare o medusa scatola) è uno cnidario della classe delle cubo medusa . È una veloce nuotatrice, possiede sensi molto sofisticati ed è conosciuta per essere uno degli animali più velenosi del mondo. È diffusa nella fascia costiera dei mari del nord dell'Australia e del Sudest asiatico, dove si nutre di crostacei e piccoli pesci. È di taglia relativamente grande, con tentacoli che possono superare i 3 m di lunghezza; il pericolo comunque deriva dalle migliaia di nematocisti (cellule velenifere) ripartite fra i lunghi e delicati tentacoli. Esse contengono, complessivamente veleno a sufficienza per uccidere 60 persone, o un animale di 3.500 kg, in meno di mezz'ora.
Un esemplare adulto di Chironex fleckeri può arrivare alle dimensioni di un pallone da basket , è quasi trasparente e possiede quattro ammassi di 15 tentacoli ciascuno (per un totale di 60 tentacoli). Quando le meduse nuotano i tentacoli si contraggono e diventano della lunghezza di 15 cm, quando invece stanno cacciando i tentacoli si assottigliano e si allungano fino a 3 metri. Ogni tentacolo è ricoperto da decine di migliaia di microscopiche nematocisti, che sono attivati dalla pressione e da un innesco chimico.
A differenza di gran parte delle meduse che sono cieche e si fanno trasportare dalle correnti, Chironex fleckeri dispone di 4 strutture sensoriali dette "ropali". Queste strutture sono situate all'interno di particolari nicchie poste alla base della campana della medusa e possono essere paragonate a dei veri e propri occhi. Tuttavia, non possedendo un cervello, non si riesce ancora a spiegare come facciano queste meduse ad interpretare le immagini create dalle ropali; si ipotizza che possiedano un sistema nervoso diffuso. 
PERICOLOSITÀ:
La C. fleckeri è uno degli animali più pericolosi per l'uomo, causa di 67 morti in Australia dal 1883. Nonostante esista l'antidoto, una parte delle persone che ne vengono in contatto non sopravvive. La "strisciata" è dolorosissima e produce una intensa sensazione di calore. Il veleno quando entra nel circolo sanguigno causa intensi spasmi muscolari, paralisi respiratoria ed infine arresto cardiaco, il tutto nel giro di 2-3 minuti. La maggior parte degli avvelenamenti da vespa di mare non sono comunque fatali, poiché la superficie interessata è in genere ridotta e non tutte le nematocisti del tentacolo sono attivate.
L'unica sostanza riconosciuta come in grado di inattivare progressivamente le sostanze tossiche contenute nelle nematocisti è l'aceto (o acido acetico al 5% minimo) tenuto a contatto con la parte colpita e più volte rinnovato, in attesa di intervento medico. A questo scopo nelle coste australiane in cui la pericolosa medusa è presente si possono trovare delle boccette contenenti aceto per intervenire immediatamente in caso di contatto.
Nelle spiagge più affollate, è possibile comprare direttamente l'antidoto. Grazie a ciò, la mortalità si è estremamente ridotta.

sabato 18 ottobre 2014

Polpo anelli blu

Hapalochlaena lunulata, chiamato anche polpo dagli anelli blu, è una delle 3 o 4 specie di polpi appartenenti al genere degli Hapalochlaena.
È un piccolo polpo, dal corpo lungo circa 5 cm e i tentacoli di 7 cm, con un peso variabile da i 10 ai 100 grammi, sebbene la media sia di circa 55 grammi.
Questo piccolo polpo vive nelle acque tropicali dell'OceanoPacifico Occidentale, in particolare nella barriera corallina australiana . Vive soprattutto nelle baie, nelle lagune e nel reef. Caccia crostacei e pesci di piccole dimensioni. Il suo morso è altamente velenoso e potenzialmente mortale anche per l'uomo, sebbene l'indole di tale mollusco sia sostanzialmente pacifica e timida e difficilmente aggredisce se non infastidito. Nelle ghiandole salivari del polpo dimorano specie batteriche simbionti le quali sono responsabili della produzione di una tossina altamente velenosa, la tetrodotossin, una neurotossine che uccide provocando la paralisi progressiva della muscolatura volontaria.

Amanita pantherina

L'Amanita pantherina è un fungo velenoso molto comune e pertanto abbastanza popolare che appartiene alla famiglia delle amanitaceae. Nonostante molti testi la considerino semplicemente una specie "tossica", essa può provocare addirittura la morte se ingerita in quantitativi non trascurabili.
CAPPELLO:
10-15 cm, di colore bruno, di forma conico-campanulata od emisferica e poi espanso, pianeggiante, liscio, ricoperto da piccole verruche bianche; margine nettamente striato.
 LAMELLE:
Bianche, libere al gambo, fitte, con lamellule.  
GAMBO:
6-12 cm, bianco, cilindrico, prima compatto, poi cavo, si ingrossa alla basa in un bulbo.
 ANELLO:

Più o meno ampio, bianco, piuttosto basso.

È un fungo velenoso: causa la Sindrome panterinica ad impronta psicomotoria, generalmente benigna, che provoca disturbi gastrointestinali (non sempre presenti) e disturbi nervosi a componente psichica come: eccitazione psicomotoria, vertigini, ebbrezza, euforia, disturbi di fonazione, stato ansioso, depressione, allucinazioni, sonno profondo. La terapia consiste in gastrolusi, carbone attivo, solfato di magnesio, infusioterapia, sedativi. La DL/50 (Dose Letale Media) è di 90mg per l'acido ibotenico e di 5-10mg per il muscimolo. Tale dose è contenuta in circa 100gr. di fungo fresco. Contiene Acido ipotetico, muscoloso e muscazione. 



Radioattività nelle banane

La dose equivalente a una banana (in lingua inglese banana equivalent dose, spesso
abbreviato in BED) è una unità di misura della dose equivalente, usata in contesti informali per mettere in relazione intuitivamente una dose di radiazione con quella assorbita mangiando una banana. Molti cibi sono naturalmente radioattivi e il cibo contribuisce per il 10% all'esposizione totale di una persona alla radioattività, per un totale di 400 μSv all'anno in media. Le banane lo sono in modo particolare, dato che contengono una notevole quantità di potassio, la cui miscela isotopica contiene lo 0,0117% di 40K, che è un isotopo radioattivo; la dose equivalente a una banana rappresenta circa l'1% della dose di radiazione naturale giornaliera media. Nella pratica la dose assorbita con l'ingestione di cibo ricco in potassio non è però da considerare cumulativa in quanto l'agente radioattivo, il potassio 40, non si accumula nell'organismo ma la sua concentrazione viene regolata omeostaticamente.

Uno tra i primi riferimenti alla BED appare nella mailing list sulla sicurezza nucleare RadSafe, dove nel 1995 è stato indicato il valore di 9,82×10−8 Sv (circa 0,1 μSv) come dose di radiazione per una banana da 150 g. Questa bizzarra unità di misura non è usata in contesti formali, e il termine "equivalente" può essere fuorviante in quanto dal punto di vista rigoroso si indica con dose equivalente una misura che riflette in maniera probabilistica i danni biologici causati dalla radiazione sugli organi di un essere vivente, in relazione anche al tipo di radiazione ionizzante che li colpisce.

Galileo Galilei

Galileo galilei è stato un fisico, filosofo, astronomo e matematico italiano, considerato il padre della scienza moderna, nonché il gigantesco pensatore grazie al quale si diffuse un nuovo modo di fare scienza, fondato su un metodo solido non più basato sull'osservazione diretta della natura, bensì sull'utilizzazione degli strumenti scientifici.
Il suo nome è associato a importanti contributi in dinamica e in astronomia, legati al perfezionamento del telescopio, che gli permise importanti osservazioni astronomiche. Oltre all'introduzione del metodo scientifico (detto spesso metodo galileiano o metodo scientifico sperimentale), di primaria importanza fu anche il suo ruolo nella rivoluzione astronomica, con il sostegno al sistema eliocentrico e alla teoria copernicana.
Galileo Galilei nacque il 15 febbraio 1564 a Pisa, primogenito dei sette figli di Vincenzo Galilei e di Giulia Ammannati. Differentemente dagli Ammannati, originari del territorio di Pistoia e di Pescia, Vincenzo Galilei apparteneva invece ad una più umile casata, per quanto i suoi antenati facessero parte della buona borghesia fiorentina.

PISA:
Vincenzo(il padre) il 5 settembre 1580, iscrisse il figlio all'Università di Pisa con l'intenzione di fargli studiare medicina, per fargli ripercorrere la tradizione del suo glorioso antenato Galileo Bonaiuti e soprattutto per fargli intraprendere una carriera che poteva procurare lucrosi guadagni.
Nonostante il suo interesse per i progressi sperimentali di quegli anni, l'attenzione di Galileo fu presto attratta dalla matematica, che cominciò a studiare dall'estate del 1583, sfruttando l'occasione della conoscenza fatta a Firenze di Ostilio Ricci da Fermo, un seguace della scuola matematica di Niccolò Tartaglia. Caratteristica del Ricci era l'impostazione che egli dava all'insegnamento della matematica: non di una scienza astratta, ma di una disciplina che servisse a risolvere i problemi pratici legati alla meccanica e alle tecniche ingegneristiche. Durante la sua permanenza a Pisa, protrattasi fino al 1585, Galileo arrivò alla sua prima, personale scoperta, l'isocronismo delle oscillazioni del pendolo.

L'isocronismo del pendolo:
Galileo era molto interessato ad un approccio di tipo matematico alla questione del moto; egli incominciò fin da giovane ad analizzare criticamente la fisica aristotelica che gli era stata insegnata, attraverso la sperimentazione diretta sugli oggetti del proprio studio.
Si dice che Galileo intraprese lo studio del moto del pendolo nel 1581, dopo aver osservato il moto di oscillazione di una lampada sospesa nella Cattedrale di Pisa, città nella quale compì gli studi universitari. Egli si accorse che il periodo di oscillazione di un pendolo è indipendente dalla sua ampiezza, fenomeno detto "isocronismo" del pendolo, e cercò di trovare le relazioni tra la lunghezza e il peso del pendolo e il suo periodo. In realtà, un pendolo è strettamente isocrono soltanto se le sue oscillazioni sono di piccola ampiezza, come fu scoperto da Huygens pochi decenni più tardi.
Un pendolo poté quindi essere usato come strumento per misurare gli intervalli di tempo, trovando applicazione per esempio in medicina, come misuratore delle pulsazioni cardiache.
Molti anni più tardi, nel 1641, Galileo propose l'utilizzo del pendolo come meccanismo regolatore degli orologi, e ne abbozzò un progetto. Tuttavia, ormai vecchio e cieco, non riuscì a realizzarlo, e l'orologio a pendolo venne costruito solo nel 1657, da Christiaan Huygens.
Galileo Galilei fu il primo ad accorgersi che la durata di ogni oscillazione di un pendolo semplice (cioè una massa attaccata tramite un filo ad un supporto fisso) è indipendente dall’ampiezza dell’oscillazione, purchè l’ampiezza angolare sia piccola, ossia in pratica finchè l’angolo massimo che il filo forma con la verticale non supera qualche grado, cioè sia <10°.
Quando il pendolo viene allontanato dalla posizione verticale e poi lasciato andare inizia ad oscillare perché la forza di gravità, agendo sulla massa appesa al filo, la richiama verso la posizione verticale del filo.
Il moto di un pendolo semplice, nell'ipotesi di piccole oscillazioni, è armonico con periodo indipendente dalla massa oscillante e dall'ampiezza delle oscillazioni. Quindi tutte le oscillazioni di un pendolo semplice hanno la stesa durata.

Osservando la formula del periodo del pendolo  2pgreco che moltiplica la radice di l/g
si ricava che:


  •  è indipendente dall'angolo q  


Se facciamo oscillare un pendolo e misuriamo i tempi necessari per compiere un certo numero di oscillazioni complete, per esempio le prime 10, e poi il tempo per le successive 10, nonostante l'ampiezza diminuisca progressivamente, si trova che i due tempi sono uguali.

  •  è indipendente  dalla massa 

Se sospendiamo palline di materiale diverso, per esempio una di ferro, una di legno, un'altra ancora di materiale diverso, a parità di lunghezza, si osserva che il periodo è sempre lo stesso.



  •  è direttamente proporzionale alla radice quadrata della lunghezza 

Se facciamo oscillare alcuni pendoli di lunghezze diverse: ad esempio L1=10cm, L2=40cm, L3=90cm, cioè le lunghezze stanno tra loro come 1:4:9, si trova che il periodo del secondo pendolo è il doppio di quello del primo, mentre quello del terzo è il triplo. Quindi se si fanno oscillare simultaneamente i tre pendoli, si osserva che mentre il primo compie due oscillazioni complete, il secondo ne compie una e che, mentre il primo compie tre oscillazioni complete il terzo ne compie una.



  •  è inversamente proporzionale alla radice quadrata dell'accelerazione di gravità.

Ad esempio, a parità di lunghezza, un pendolo sulla Luna, dove l'accelerazione di gravità è circa 1/6 di quella sulla Terra, ha un periodo che è circa 2,5 volte quello di un pendolo di uguale lunghezza sulla Terra; sulla Luna cioè le oscillazioni sono più lente. Quindi se sulla Terra un pendolo ha un periodo di 1s, sulla Luna un pendolo della stessa lunghezza ha un periodo di circa 2,5s.


Sei anni più tardi ottene la cattedra di matematica all'università di Pisa in questo periodo scrisse appunti di meccanica e sviluppò l'idea di utilizzare la matematica come mezzo per risolvere problemi concreti. Ma prima di ciò, nel periodo in attesa dell'incarico universitario a Pisa, Galileo perfezionò la bilancia idrostatica di Archimede e descrisse il suo dispositivo nell'opera La Bilancetta. 

 La bilancia idrostatica:
 La bilancia idrostatica è un tipo di bilancia che serve per misurare la densità di un corpo utilizzando la spinta dell'acqua secondo il principio di Archimede. La bilancia di Galileo era costituita da un dispositivo a leva. Il braccio all'estremita' del quale andava fissato il contrappeso era avvolto in un filo metallico. Lo spostamento del contrappeso poteva essere determinato molto accuratamente contando il numero di spire del filo metallico lungo le quali si spostava.
 Il termoscopio: 
All'inizio del diciassettesimo secolo, non c'era alcun metodo per quantificare il calore di un corpo. Molti studiosi dell'epoca sapevano che l'aria si espande quando viene riscaldata. Il termoscopio fu ideato da Galileo all'inizio del 1600 ed era costituito da una piccola fiaschetta con il collo lungo e sottile, piena d'aria, posto a testa in giu' entro una vasca piena d'acqua. Quando la fiaschetta veniva riscaldata, l'aria al suo interno si espandeva, e il livello dell'acqua nel collo scendeva, mentre quando l'aria si raffreddava, il suo volume decresceva e l'acqua saliva dalla vaschetta lungo il collo del fiasco. Negli anni successivi, il dispositivo venne perfezionato da Galileo e dai suoi amici Santorio e Gianfrancesco Sagredo, per includervi una scala numerica: si ebbe cosi' il primo termometro ad aria. 

PADOVA:
 Nel 1592 si trasferì a Padova. Lì insegnò geometria e astronomia, creò un laboratorio scientifico e maturò la maggior parte delle sue scoperte di meccanica, tra cui un'analisi del moto uniformemente accelerato. In questo periodo pubblicò pochissimo. Avendo saputo dell'invenzione del telescopio, nel 1609 ne realizzò uno. 

 Il telescopio: 
Grazie all'invenzione del cannocchiale (o per meglio dire, telescopio), ha potuto osservare i fenomeni al di fuori della Terra, analizzando astri, pianeti e stelle. Una volta costruito il telescopio, Galileo ha osservato, come prima cosa, la Luna: ha visto l'alba e il tramonto sulla Luna, ha osservato la metà chiara e la metà scura, ha notato la presenza di montagne sulla superficie lunare. Successivamente ha osservato le fasi di Venere. Tra le sue prime scoperte ci fu l'individuazione di piccoli pianeti intorno a Giove, che vennero chiamati "Satelliti Medicei", per dedicare la scoperta alla famiglia dei Medici. Questi satelliti che giravano intorno a Giove confutavano la tesi che tutti i pianeti girassero intorno alla terra. Questa scoperta è stata molto importante per l'imporsi della teoria copernicana del moto planetario: secondo la cosmologia di Aristotele c'era un unico centro del moto (la Terra), attorno al quale ruotavano tutti i corpi celesti; Copernico invece sosteneva che la Terra si muoveva intorno
 al Sole e la Luna attorno alla Terra e quindi che ci fossero due centri del moto.
Un'altra osservazione é legata alla Via Lattea (Galassia): puntando il telescopio Galileo ha notato che la via Lattea era composta da stelle e ne ha dedotto che le stelle non possono essere tutte alla stessa distanza, fissate sul cielo delle stelle fisse (come diceva Aristotele). Galileo ha osservato anche le macchie solari, che venivano interpretate come fenomeni creati dalla combinazione di effetti dell'atmosfera terrestre. Galileo ha scoperto che in realtà le macchie solari erano regioni scure, di forma irregolare e variabile, presenti sulla superficie del Sole. Il fatto che il Sole presentasse delle irregolarità sulla sua superficie e che il suo aspetto variasse nel tempo, era una prova a sfavore della teoria tolemaica, secondo la quale ogni cosa appartenente al regno celeste era perfetta e immutabile. 

La fama ottenuta da Galileo indusse il Granduca di Toscana, Cosimo de' Medici, a offrirgli una buona sistemazione Firenze, città di cui lo studioso cominciavo a sentire nostalgia. Accettò e lasciò così Padova, dove comunque aveva goduto di una preziosa libertà accademica.

FIRENZE: 
Ormai convinto della validità delle ipotesi copernicana, iniziò a prendere posizione pubblicamente, finendo per scontrarsi con gli aristotelici e gli ecclesiastici, rigidi sostenitori della teoria tolemaica, fino a ricevere nel 1616 un'ammonizione da parte dell' Inquisizione. Sincero cattolico (due sue figlie erano suore) probabilmente pensava di poter convincere la chiesa della validità della teoria copernicana. In una famosa lettera a un membro della famiglia Medici chiarisce la propria visione circa il rapporto tra fede e scienza, sostenendo che le Sacre Scritture hanno validità teologica, ma non possono essere usati in ambito scientifico per trattare fatti sperimentali. 
Nel frattempo, continuò i suoi studi e pubblicò nel 1623 Il Saggiatore in cui si occupò delle comete e al tempo stesso espose delle considerazioni a carattere metodologico, evidenziando tra l'altro ottime doti letterarie e una vivace capacità polemica. Nel 1630, essendo Papa Urbano ottavo che aveva mostrato benevolenza, pubblicò dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano. Il testo era concepito come un confronto dialettico tra tre personaggi in cui uno Simplicio, filosofo aristotelico sostenitori del sistema tolemaico, risulta già a partire dal nome decisamente poco acuto. Nel testo emerge la grandezza del fondatore del metodo scientifico capace di affrontare ogni problema in modo nuovo e rigoroso e ottenere dalla Chiesa l'autorizzazione alla pubblicazione accettò di scrivere nella prefazione che il sistema copernicano era solo un'ipotesi ed era errata. Questa astuzia dialettica non fu però sufficiente e nel settembre del 1632 fu convocato a comparire davanti al tribunale del Santo Uffizio di Roma. Il processo si svolse dall'aprile al giugno del 1633 concludendosi con l'abiura dell'ormai anziano scienziato pronunciata in ginocchio,
 che tuttavia li permise di salva la vita. Galileo Galilei infine morì nel 1642 anno di nascita di Newton.

Timeline atomo

Anche se sono sempre esistiti, l'uomo gli ha scoperto solo il secolo scorso. vi illustreró ora la sua storia: CLICCA QUI!!!'

martedì 14 ottobre 2014

Mandorle amare

Le mandorle amare sono il seme di Prunus amygdalus var. amara D.C, piccolo albero appartenente alla famiglia delle Rosaceae. Il sapore amaro di queste mandorle  è in gran parte legato alla presenza di amigdalina (2-4%), glucoside cianogetico che per idrolisi dà origine ad acido prussico, meglio noto come acido cianidrico. L'idrolisi avviene grazie alla presenza di un enzima, detto emulsina, presente all'interno delle stesse mandorle amare, che decompone l'amigdalina in benzaldeide, glucosio ed acido cianidrico. Lo stesso processo avviene a livello intestinale, grazie agli enzimi B-glicosidasi prodotti dalla flora intestinale , che fanno quindi delle mandorle amare un potenziale e pericoloso veleno per l'uomo.
Così, l'ingestione di un numero esiguo di mandorle amare può risultare fatale: si stima che 6-10 semi siano sufficienti a provocare un avvelenamento mortale nel bambino, mentre per un adulto la dose letale si attesta intorno alle 50-60 unità. Fortunatamente, il sapore marcatamente amaro di queste mandorle, che risulta proporzionale al loro contenuto in amigdalina, ne scoraggia fortemente l'assunzione. I sintomi dell'avvelenamento da acido cianidrico comprendono mal di testa, vomito, stato confusionale, aumento della frequenza e della profondità degli atti respiratori, perdita di coscienza, convulsioni.

Alla vista, una mandorla amara si può distinguere da una mandorla dolce per la base più ampia e la minore lunghezza.

sabato 4 ottobre 2014

Ernest Rutherford

Ernest Rutherford nacque a Brightwater il 30 agosto 1871 è stato un chimico e fisico neozelandese, noto come il padre della fisica nucleare e fu il precursore della teoria orbitale dell'atomo, basandosi sulla scoperta dello scattering
Nobel per la chimica 1908
Rutherford nel suo esperimento della lamina d'oro sottile.

Rutherford nacque a Spring Grove (ora Brightwater), vicino a Nelson, in Nuova Zelanda. Studiò al Nelson College e al Canterbury College, conseguendo tre diplomi e due anni di ricerche in prima linea nella tecnologia elettrica.

Nel 1895 Rutherford si trasferì in Inghilterra per studi post-laurea presso il Laboratorio Cavendish, dell'Università di Cambridge (1895-1898), essendo iscritto al Trinity College di Cambridge. Qui detenne per breve tempo il primato mondiale di distanza su cui erano state rilevate onde radiofoniche. Durante la sua investigazione della radioattività coniò i termini raggi alfa e raggi beta.

Nel 1898 Rutherford fu nominato alla cattedra di Fisica alla McGill University, in Canada, dove sviluppò il lavoro che gli fruttò nel 1908 il Premio Nobel per la Chimica. Aveva dimostrato che la radioattività era la spontanea disintegrazione degli atomi. Aveva notato che in un campione di materiale radioattivo occorreva invariabilmente lo stesso tempo perché metà del campione decadesse il suo tempo di dimezzamento e ideò così una applicazione pratica di questo fenomeno usando questo tasso costante di decadimento come un orologio, il quale poteva quindi essere usato per aiutare la determinazione dell'età effettiva della Terra, che si rivelò essere molto più vecchia di quanto la maggior parte degli scienziati dell'epoca credesse.
el 1907 assunse la cattedra di Fisica alla Victoria University of Manchester. Qui scoprì l'esistenza del nucleo atomico degli atomi e fu il primo uomo che nel 1919 trasmutò un elemento chimico in un altro, cioè l'azoto in un isotopo di ossigeno mediante la reazione nucleare:

14N + α → 17O + p. 

Mentre lavorava con Niels Bohr (che aveva sviluppato un modello atomico in cui gli elettroni si muovevano in orbite circolari od ellittiche, come in un sistema planetario) Rutherford avanzò una proposta sull'esistenza di particelle neutre, (i neutroni), che potevano compensare l'effetto repulsivo delle cariche positive dei protoni, aumentando le forze nucleari attrattive e impedendo così ai nuclei degli atomi pesanti di disintegrarsi.

Nel 1917 ritornò al Cavendish come Direttore. Sotto la sua direzione, furono assegnati premi Nobel a James Chadwick per la scoperta del neutrone, John Cockcroft e Ernest Walton per la scissione dell'atomo usando un acceleratore di particelle e Edward Victor Appleton per la dimostrazione dell'esistenza della ionosferaper las operta dellesistenza della'ionio sfera.

Joseph John Thomson

Joseph John Thomson nacque il 18 dicembre 1856 a Manchester, è stato un fisico britannico ed é noto per aver scoperto nel 1897 la particella di carica negativa: l'elettrone.
Nato a Cheetham nel pressi di Manchester, il 18 dicembre del 1856 da genitori scozzesi, Joseph James and Emma Swindells, studiò ingegneria all'Owens College (oggi parte dell'Università di Manchester), per poi andare al Trinity College di Cambridge. Nel 1884 diventa Cavendish Professor in fisica all'Università di Cambridge. Quindi, nel 1890, sposa Rose Paget: dal loro matrimonio nasceranno due figli. Uno dei suoi studenti, Ernest Rutherford, continuò in seguito il suo lavoro.

Influenzato dagli studi di Maxwell e dalla scoperta dei raggi X, egli dedusse che i raggi catodici erano composti da particelle di carica negativa, che chiamò corpuscoli, e che sono oggi noti come elettroni. In precedenza George Johnstone Stoney aveva presupposto l'elettrone come l'unità di carica in elettrochimica, ma Thomson comprese subito che in realtà esso era una particella subatomica, la prima ad essere scoperta
La sua scoperta gli portò una certa notorietà (1897) e gli consentì di vincere il Nobel in fisica nel 1906: per ironia della sorte il figlio George Paget Thomson ricevette alcuni anni più tardi (1937) lo stesso premio ma per aver dimostrato che l'elettrone è, di fatto, un'onda (vedi anche dualità onda-corpuscolo).

Nel 1912 realizzò il primo spettrometro di massa (allora chiamato parabola spettrografica), uno strumento che consentiva di determinare il rapporto tra la massa e la carica degli ioni e che da allora è diventato uno strumento molto utilizzato nella chimica.

Prima dello scoppio della Prima guerra mondiale, fece ancora un'altra grande scoperta: quella degli isotopi. Nel 1918 diventa Master al Trinity College di Cambridge, dove resta fino alla sua morte, avvenuta in 30 agosto del 1940. Il suo corpo è stato sepolto nell'Abbazia di Westminster, accanto ad Isaac Newton.

domenica 14 settembre 2014

Lotteria gametica

Ora una poesia su quanto siamo stati fortunati...
Un piccolo rinfresco per chi fosse stato un po distratto durante le vacanze estive. Entrambi i partner possono produrre un numero enorme di diversi gameti. Solo la ricombinazione dei 23 cromosomi produce infatti 223 (8.388.608)  possibilità diverse; combinando spermatozoo con uovo avremo quindi 223 x 223, ovvero 70.368.744.177.664 diverse combinazioni. In realtà il numero, oltre settantamila miliardi, è solo una piccola porzione delle reali alternative perché, come ben saprete, bisogna considerare anche le ricombinazioni causate dal crossing-over durante la meiosi…
 
 Eccola qui sotto! 👇

Non sapevo cosa dire
ma ora so come partire.
Sarà stato il destino o il fato,
ma io ti sarò sempre grato
sono stato fortunato essere nato.
La genetica ti sa spiegare
quello che non puoi osservare.
Guarda che capolavoro si è creato,
uno come me non è ancora nato.
Dalla meiosi i gameti vengon creati
per poi essere accoppiati
un gra numero di combinazioni
più di otto milioni.
Con questa poesia ti voglio ringraziare
per questa lotteria che sei stato in gradi di fare.

lunedì 21 aprile 2014

Gli Aracnidi

Gli Aracnidi sono una classe di artropodi del subphylum dei chelicerati. Essi formano una classe piuttosto eterogenea, comprendono così 10 ordini attuali e 4 estinti. Furono i primi ad abbandonare l'ambiente acquatico per colonizzare la terraferma in tempi diversi risolvendo in modo opportunistico e divergente i problemi che pone tale ambiente. Ciò lo si desume dal modo in cui utilizzano l'ossigeno gassoso, dal modo in cui trasferiscono i gameti maschili per inseminare le uova nonché dalla maniera in cui proteggono gli stadi giovanili. Strutturalmente il loro corpo è suddiviso in due tagmata, quello anteriore detto prosoma o cefalotorace e quello posteriore detto opistosoma o addome.
 Hanno un primo paio di appendici, dette cheliceri, composte da due o tre articoli e con funzioni relative all'alimentazione e alla difesa e da un secondo paio, dette pedipalpi, composte da sei articoli e con funzioni sensoriali, locomotorie, fossorie e riproduttive a seconda degli ordini. Le appendici dell'opistosoma tendono a scomparire, in questa classe si nota la tendenza alla fusione dei segmenti di prosoma prima ed opistosoma poi, e nei più evoluti a fondere le due regioni. Le altre paia di appendici costituiscono le zampe ambulatorie, composte da sette articoli di diversa forma e lunghezza, adatte principalmente alla locomozioneQuesti invertebrati sono erroneamente chiamati o scambiati generalmente per insetti, ma non lo sono. Gli Aracnidi sono privi di occhi composti, sono predatori e muniti di veleno - ma molti Acari e Opilioni si nutrono di materiale vegetale o di detriti. Ne esamineremo qui gli ordini più importanti: 


L'ordine dei Ragni

ragni (Araneae sono un ordine di Aracnidi, suddiviso in 112 famiglie che comprendono ben 44.540 specie. Sono artropodi terrestri provvisti di cheliceri e hanno il corpo suddiviso in due segmenti,
cefalotorace e opistosoma, e otto zampe. I due segmenti sono congiunti da un piccolo pedicello di forma cilindrica. Come in tutti gli Artropodi, il celoma pur essendo molto piccolo, consente il passaggio dell'emolinfa che ossigena e nutre i tessuti e rimuove i prodotti di scarto. L'intestino è così stretto che i ragni non possono mangiare alcun grumo di materiale solido, per quanto piccolo, e sono costretti a rendere liquido il loro cibo con vari enzimi digestivi e macinarlo finemente con l'apparato masticatorio. Ad eccezione del sottordine più primitivo, quello dei Mesothelae, i ragni hanno il sistema nervoso più centralizzato fra tutti gli Artropodi e, come questi, hanno i gangli fusi in una sola massa all'interno del cefalotorace. Diversamente dalla maggior parte degli artropodi, i ragni non hanno muscoli estensori nel loro corpo; i movimenti delle zampe e del corpo sono ottenuti attraverso variazioni di pressione del loro sistema idraulico. Nella parte terminale dell'addome sono presenti le filiere che estrudono la seta, usata per avvolgere le prede e costruire le ragnatele. La seta secreta dai ragni può essere considerata
superiore a qualsiasi materiale sintetico finora elaborato per leggerezza, tenacia ed elasticità. Ragni e scorpioni appartengono ad uno dei gruppi di chelicerati, denominato Aracnidi. Mentre i cheliceri degli scorpioni sono un modesto paio di artigli che ha la funzione di accompagnare il cibo verso la bocca o di contribuire a tenerlo fermo, quelli dei ragni terminano in forma di zanne appuntite, che sono generalmente velenose; quando non sono in uso vengono piegate all'indietro nella parte superiore, nella quale sono allocate barbe spesse, che hanno il compito di filtrare e trattenere fuori qualsivoglia grumo solido, in quanto i ragni si alimentano solo attraverso cibo liquido o reso in forma liquida. La maggior parte dei ragni ha quattro paia di occhi nella parte frontale del cefalotorace, posizionati in schemi (detti patterns) che variano da una famiglia all'altra. Il paio posizionato sulla fronte è del tipo chiamato ocelli pigment-cup (contenitori del colore), che nella maggior parte degli artropodi servono solo ad individuare la direzione dalla quale arriva la luce, adoperando l'ombra proiettata dalle superfici negli ocelli stessi. Gli ocelli laterali si pensa siano derivati dagli occhi composti dei chelicerati più primitivi. I ragni si riproducono sessualmente e la fertilizzazione è interna ma indiretta, in pratica lo sperma non è inserito nel corpo della femmina dai genitali del maschio ma da una struttura intermedia. 

Riproduzione e corteggiamento 


Diversamente da altri artropodi terrestri, i ragni maschi non producono spermatofore, involucri pieni di sperma, all'interno del loro corpo, ma roteano la piccola tela che lo contiene fino all'eiaculazione e poi lo
trasferiscono su alcune strutture a forma di pipetta situate sulle punte dei loro pedipalpi. I ragni adoperano generalmente rituali di corteggiamento elaborati per impedire alle femmine, spesso di dimensioni maggiori, di mangiare i maschi prima di portare a termine la fertilizzazione, con le poche eccezioni dove il maschio è di dimensioni tanto più piccole da non essere considerato minimamente appetibile. I maschi si fanno così riconoscere e le femmine, che appaiono fondamentalmente passive non mostrando aggressività, si rendono disponibili all'accoppiamento. Sebbene ogni specie abbia le sue peculiari caratteristiche nel corteggiamento, possiamo però distinguerne tre diversi tipi a seconda della strategia messa in atto da parte del maschio:
  1. Richiede contatto diretto fra maschio e femmina.
  2. Richiede feromoni femminili che stimolino il maschio.
  3. Richiede un riconoscimento visivo da parte della femmina.

Dimensioni


Come gli altri artropodi, i ragni effettuano la muta nel crescere in quanto le loro cuticole non sono estensibili. 
I ragni sono presenti in natura in una grande varietà di dimensioni. I ragni più piccoli appartengono alla sottofamiglia degli Erigoninae, detti anche ragni nani, la cui lunghezza del corpo è inferiore al millimetro. I ragni più grandi e più pesanti, invece, sono annoverati fra le tarantole che possono raggiungere un bodylength, cioè una lunghezza del solo corpo, di 90 millimetri ed una legspan, cioè la distanza massima fra le punte delle zampe distese, di oltre 250 millimetri. I ragni più grossi conosciuti appartengono al genere Theraphosa delle foreste della Guyana: sono stati ritrovati degli esemplari che raggiungevano i 30 cm di legspan.

Tecniche predatorie


Il metodo più classico e più famoso di un ragno per catturare la preda è la ragnatela appiccicosa. La grande varietà di disposizioni e strutture delle ragnatele permette a diversi tipi di ragni di intrappolare specie di insetti diversi nella stessa area; ad esempio ragnatele costruite orizzontalmente fra le foglie intrappolano insetti che
volano dalla vegetazione interna verso l'alto, mentre ragnatele verticali o poco inclinate consentono di catturare insetti che volano orizzontalmente. I ragni costruttori di ragnatele hanno la vista poco acuta, ma in compenso una sensibilità eccezionale alle vibrazioni della ragnatela stessa. Vi sono inoltre ragni che tessono piccole ragnatele, aderenti ad una o più zampe, mobili o semimobili, che manipolano per catturare le prede: in pratica distendendo le zampe, la ragnatela si tende in tutta la sua ampiezza; ripiegando le zampe, la tela si affloscia. Bisogna anche ricordare che questi animali
sono veri e propri maestri nel campo della mimetizzazione; ad esempio i ragni del genere Myrmarachne, detti ancheragni imitatori di formiche, per adattarsi a questo ruolo hanno subìto modifiche decisive: sviluppano addomi più magri e pseudo-vite nel cefalotorace per imitare nel modo più preciso possibile le tre regioni distinte del corpo di una formica.

I ragni e l'uomo


La stragrande maggioranza dei ragni morde un essere umano solo in casi estremi di autodifesa e se viene direttamente minacciato; comunque, quasi nella totalità dei casi, l'irritazione è poco più grave di un morso di zanzara o della puntura di un'ape. Alcune specie procurano invece morsi abbastanza seri dal punto di vista medico, come vari generi della famiglia Sicariidae, principalmente i Loxosceles, e le vedove nere, che
mordono solo se si sentono minacciati direttamente e in modo insistente, anche se ciò può capitare incidentalmente. Gli araneomorfi, e in particolare gli appartenenti alla famiglia Agelenidae, adoperano tattiche difensive di tipo aggressivo, anche se raramente arrivano a iniettare il veleno. D'altra parte i ragni della famiglia Ctenidae, in modo particolare il genere Phoneutria, reagiscono in modo aggressivo anche a piccole provocazioni. Ma ragni come le tarantole, cucinati, sono considerati una prelibatezza gastronomica in Cambogia, e dagli indiani Piaroa del Venezuela meridionale, purché i peli estremamente irritanti, sistema difensivo principale di queste specie di ragni, vengano accuratamente rimossi prima di cucinarli.

L'ordine degli scorpioni

Gli scorpioni (Scorpiones) sono un ordine di artropodi velenosi della classe degli aracnidiCi sono circa
2000 specie di scorpioni nel mondo, caratterizzati da un corpo allungato e una coda segmentata che termina con un pungiglione da cui viene iniettato il veleno.
Come aracnidi, gli scorpioni hanno vicino alla bocca degli organi chiamati cheliceri, un paio di pedipalpi, e quattro paia di zampe. I pedipalpi, a forma di tenaglia, sono usati principalmente per catturare le prede e per la difesa, ma sono anche ricoperti di diversi tipi di peli sensoriali. Il corpo è diviso in due zone principali, il cefalotorace e l'addome. Il cefalotorace è coperto sopra da un carapace (o guscio della testa) che ha di solito un paio di occhi mediani e da 2 a 5 paia di occhi laterali nelle zone periferiche della testa (alcuni scorpioni di caverna sono privi di occhi).
L'addome consiste di 12 segmenti distinti, di cui gli ultimi cinque formano ciò che viene comunemente chiamata "coda". Al termine dell'addome c'è il telson (o pigidio), che ospita una struttura a forma di bulbo che contiene le ghiandole velenifere e un aculeo incurvato per iniettare il veleno.Nel lato inferiore, lo scorpione ha un paio di organi sensoriali unici chiamati pettini; nel maschio sono solitamente più grandi e hanno più "denti", e si suppone rilevino la conformazione del terreno su cui camminano e fungano da chemiocettori per individuare feromoni della propria specie di scorpione.

Dimensioni

Gli scorpioni hanno tipicamente lunghezze di qualche centimetro. Lo scorpione sudafricano "lungacoda"  raggiunge una lunghezza di oltre 20 cm ed è probabilmente il più lungo scorpione vivente del mondo, mentre al secondo posto si colloca Pandinus Imperator, che raggiunge lunghezze intorno ai 18–20 cm.  Il più piccolo è probabilmente Microtityus fundora, lungo appena 12 mm. Tra gli scorpioni fossili, se ne annoverano alcuni lunghi fino a un metro circa.

Habitat

Comunemente si pensa agli scorpioni come animali da deserto, ma vivono anche in molti altri paesaggi, come
praterie e savane, fereste caduche, foreste pluviavli, e caverne.

Predatore

Gli scorpioni sono animali predatori notturni che si cibano di una varietà di insetti, ragni, invertebrati, e altri scorpioni. Gli scorpioni più grandi a volte si cibano di vertebrati, come piccole lucertole, serpenti, e topi. La preda viene individuata principalmente percependo le vibrazioni. I pedipalpi hanno una serie di peli sensoriali che sentono le vibrazioni dell'aria; le punte delle zampe hanno piccoli organi sensoriali che percepiscono le vibrazioni della terra.La superficie di zampe cheliceri e corpo è anche ricoperta di peli più fitti sensibili al tocco diretto. Nonostante siano armati di veleno per difendersi, gli scorpioni cadono preda di molti tipi di animali, come scolopendre, ragni del sole, lucertole insettivore, uccelli (specialmente gufi), e mammiferi (inclusi topi e pipistrelli).

L'ordine degli Opilioni

Costituiscono un ordine piuttosto numeroso (4500 specie) che comprende forme che rassomigliano ai ragni a causa delle lunghe zampe, ma sono prontamente distinguibili da questi poiché capotorace e addome non sono uniti per un sottile istmo ma per una ampia base: gli opilioni infatti, pur producendo seta, non costruiscono le complicate strutture che costruiscono i ragni.
Tra gli Opilioni vi sono specie non predatrici che si nutrono di detriti organici o di spoglie di animali.
Gli Acari sono aracnidi di piccole dimensioni, di solito non più di 1 mm, ma le zecche possono superare 1 cm. Hanno spesso colori vivaci e aspetto molto vario: la loro organizzazione è tanto diversa da quella degli altri ordini di Aracnidi che alcuni autori propongono di riunirli in una classe a sé, tuttavia le somiglianze che alcuni di essi presentano con altri ordini consiglia di non modificare lo schema tradizionale.

L'ordine degli Acari

Negli Acari la segmentazione esterna tende a sparire, mentre può comparire una strozzatura tra il secondo e
il terzo paio di zampe e anche tra pedipalpi e primo paio di zampe, sicché il loro corpo degli Acari risulta diviso in modo diverso da quello di tutti gli artropodi.
I cheliceri sono sormontati, caso eccezionale per gli Aracnomorfi, da un labbro superiore o epistoma. Cheliceri, epistoma e palpi, insieme al cono che porta la bocca, formano apparati buccali dotati di forma e di funzioni diversissime: a seconda delle specie sono adatti a succhiare, a tagliare, a mordere, a perforare.
L'organizzazione interna è molto semplificata. Quando non vi è partenogenesi i due sessi si accoppiano e la fecondazione è interna. Dalle uova schiude una larva munita di sole sei zampe.
Nell'acaro della scabbia (Sarcoptes scabiei) gli Arabi hanno saputo riconoscere, cinquecento anni fa, per la prima volta, l'agente di una malattia, sicché ai molti acari parassiti si è rivolta a lungo l'attenzione di medici e naturalisti,anche perché alcuni di questi acari - zecche ematofaghe soprattutto - sono risultati essere trasmettitori di gravi malattie all'uomo e agli animali: rickettsiosi tularemia, encefalite, ecc.
Solo in seguito è divenuto chiaro che il popolo invisibile degli acari sfrutta con le sue 40.000 specie ogni sorta d'ambiente: nel mare vivono gli Alacaridi, nelle acque dolci gli Idracari e un pugno di terriccio può contenere centinaia di Acari Oribatei.
Molte specie attaccano le derrate: il formaggio stagionato di rado è indenne daTyroglyphus siro, anche i salumi assai di rado ne sono indenni, mentre altri acari si nascondono nella farina e nei dolciumi secchi. Altre specie sono nocive alle piante: l'abuso di insetticidi in agricoltura ha causato la scomparsa di molti loro nemici, e di conseguenza le malattie delle piante causate da acari sono divenute più frequenti e gravi.

L'ordine dei Picnogonidi  o Pantopodi

Questa rassegna si chiude con una classe che comprende molte specie marine di aspetto paradossale: quasi
privi di addome, con capotorace breve e stretto, hanno zampe sviluppatissime, in numero di 5-6 paia in luogo di quattro, da questo sviluppo deriva il nome di Pantopodi che talvolta si usa per questa classe.
I maschi portano di solito un paio di appendici supplementari situate dietro i palpi: gli ovigeri. Queste appendici sono deputate al trasporto delle uova di cui il maschio si prende cura fino alla schiusa dei giovani.
I Picnogonidi sono noti fin dal Devoniano; le specie oggi viventi sono un migliaio, distribuite in tutti i mari, Caspio compreso, ma prediligono i mari circumpolari. Alcune specie si spingono fin nella regione abissale.